Escursione alla scoperta di un’imponente dorsale che ben si nota dalla piana di Amatrice, con un lungo e panoramico percorso si sale fino a Cima Lepri e poi, per il ritorno
a valle, attraverso la meno ardita ma altrettanto panoramica dorsale del Cavallo di Voceto per andare a chiudere un percorso che risulterà molto vario e di grande interesse in quanto ad ambienti attraversati.
Si parte dal paese di Voceto imboccando una brecciata al cui inizio è un cartello che indica le diverse mete che potranno essere raggiunte; la strada bianca prosegue in
direzione della Capanna Molinaro costeggiando l’omonimo fosso: si sale per qualche chilometro con pendenza lieve e costante che fa comunque guadagnare un pò di quota, mente di
quando in quando dal bosco rado si aprono belle visuali verso Pizzo di Sevo.
Giunti al termine della brecciata una palina con cartelli invita ad imboccare un’ampia mulattiera sulla destra che, superato un altro bivio (indicazione per la Forca/Guado di
Annibale, e Pizzo di Sevo) dal quale sbucheremo al ritorno, conduce fino all’ampia radura dove si trova la Fonte del Moro: un singolare manufatto consistente in una vasca da bagno
impreziosita sui bordi con travi di legno che raccoglie un getto zampillante di acqua fresca e buona che invita ad una sosta prima di avviarsi alla cresta del Peschio Palombo
incombente proprio al di sopra del prato in cui ci troviamo.
Nel fare i preparativi per questa escursione abbiamo trovato nel web alcune descrizioni di questo primo tratto di salita tutte più o meno indicanti un terreno piuttosto ostile,
fatto di forti pendenze ed esposizione, ed in effetti così sarebbe stato anche per noi se avessimo affrontato di petto quei ripidi contrafforti ed invece, mentre eravamo intenti a
sondare un possibile corridoio di salita in linea verticale (peraltro su terreno reso viscido ed insidioso dalla pioggia della notte), l’occhio di Giacomo è caduto su un rassicurante
segnavia a terra che stava ad indicare una traccia da seguire.
Dopo questo primo segnale, un altro e poi a seguire una sequenza di bandierine ci hanno accompagnato lungo un percorso che prima aggira e poi rimonta la dorsale sul versante a nord
sino a guadagnare definitivamente la linea di cresta: seguendo i segni a terra si sale quindi con lungo serpeggiare tra ripidi prati e salti che vengono così agilmente superati e, una
volta più in alto, si nota che il sentierino intercettato a mezza costa inizia proprio dai pressi della fonte consentendo così di affrontare questo primo tratto di salita senza patemi e senza tanta fatica.
Una volta raggiunta la linea della dorsale ci si trova di fronte e non molto lontana la prima cuspide che segna una marcata discontinuità della cresta: si tratta della quota a 1.971
metri, inserita nel novero delle cime del “Club1990m” che si raggiunge in breve aggirando sulla sinistra l’ardita formazione rocciosa.
Di lì si prosegue rimanendo sempre sul filo della cresta e con visuali via via sempre più ampie sulle profonde vallate che sono ai lati della dorsale che stiamo percorrendo; si
raggiunge un secondo risalto roccioso che interrompe la linea della cresta a 2180 metri dal quale si ha una visione notevole sul lungo tratto di salita appena fatto. A seguire ci si
porta nella poco marcata sella di Piè di Lepre da cui non resta che l’ultima parte della salita che conduce direttamente alla vetta di Cima Lepri.
Per diversificare l’escursione conviene senza dubbio avviarsi lungo la dorsale spartiacque che da Cima Lepri scende sino alla Forca (valico anche noto come il Guado di Annibale) e da
lì prendere il sentiero che scende al Cavallo di Voceto, altro tratto di escursione molto bello che dapprima si snoda tra distese di piante di mirtillo e quindi prosegue lungo lo
spartiacque tra due profondi fossi che scendonorispettivamente dal Pizzo di Sevo e da Cima Lepri per poi portarsi in basso fino ad attraversare il corso d’acqua che con un lungo scivolo
proviene proprio da quest’ultima.
Giunti a fondo valle il sentiero per un pò costeggia il corso d’acqua e poi attraversa un breve tratto di bosco rado fino a riportarsi sulla vasta radura ai piedi della cresta del
Peschio Palombo, non distante dalla Fonte del Moro, fino a sbucare sulla mulattiera percorsa all’andata ed a seguire la sterrata per rientrare al punto di partenza.